Luca Sommacal racconta l’accoglienza: bellezza di un cammino che genera e che cambia
Oltre 100 persone domenica 17 aprile si sono ritrovate a Senigallia per il 2° incontro regionale dell’Associazione dal tema: L’accoglienza: la bellezza di un cammino che genera e che cambia, come sviluppo del filo rosso di questo anno ‘Vivendo e testimoniando. Nell’avvenimento l’opera’.
“Per raccontare la propria esperienza”, introduceva la sua testimonianza Luca Sommacal, “uno è costretto a guardare ed approfondire quella che sta vivendo, evitando il rischio di guardare altrove senza porre attenzione a ciò che sta capitando. E così uno cresce guardando, accettando e andando a fondo delle cose che accadono, aiutati in questo sguardo, e qui sta il valore della nostra amicizia”.
“La bellezza del cammino” – continuava Luca – “uno si sente di proporla ‘perché è bello per me’. Come mai? Perché cambia e genera, mi avvicina di più al rapporto con il Signore, e questo influenza positivamente il modo di percepire sè, gli altri e la realtà. Questo rapporto con il Signore rende grato e libero. Ci si accorge che tutto è dato e niente è veramente un ostacolo. Questo rapporto genera la nostra persona e gli altri che stanno con noi. Ieri ho ascoltato mia moglie dire queste cose e questo mi ha generato, cioè mi ha aiutato a rialzare il mio di sguardo, a introdurmi alla mia vita, alle cose che capitano con un nuovo sguardo, con un’altra consapevolezza”.
Luca ha raccontato poi come nell’esperienza dell’accoglienza maturi gratitudine e libertà, e come lui stesso si senta generato e veda lo stesso nei suoi amici. “Nell’esperienza dell’accoglienza dramma e bellezza sono in qualche modo amplificati. Nell’accogliere un figlio abbandonato, quando lo guardi, o quando ti urla in faccia tutto il suo dolore non ci sono sconti o formule a cui appoggiarsi, c’è solo la verità dell’esperienza che fai”.
Qual è l’origine dell’esperienza che stiamo vivendo? Innanzitutto il sacramento del matrimonio. Lo ricordava anche don Emmanuele Silanos nell’assemblea nazionale dello scorso novembre a Peschiera del Garda: “Cos’è il matrimonio? In un certo senso è lo stesso fatto che si ripete: è Dio che prende dimora, che prende casa. E questa volta è la casa di due che stanno dicendo di sì l’uno all’altra. Dio che per entrare nel mondo chiede il loro permesso”.
Luca ha sottolineato anche che: “Ognuno ha bisogno che la propria vocazione venga accolta e aiutata a crescere, educata, come accade per tanti di noi nell’appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione e nella sequela a don Carròn, seguendolo effettivamente e affettivamente. Ognuno ha bisogno di essere aiutato a cogliere che l’esperienza fa crescere e incrementa l’io e fa essere contenti”. Questa esperienza, e l’origine che la genera, fa vivere la dimensione dell’apertura, il “per” – come Luca ha descritto riguardo la sua esperienza con le famiglie ucraine e con il coinvolgimento nell’accoglienza dei profughi – come esempio di apertura verso tutti e come contributo all’opera di Dio per il cambiamento del mondo.
All’intervento di Luca è seguito il racconto di alcune testimonianze di come quotidianamente viene vissuta l’esperienza dell’accoglienza, ad esempio a scuola, come raccontava Maria Silvia, o nel prendere in casa una bambina di 45 giorni, allontanata dalla propria famiglia, per aiutarla a crescere. “Questo accade per fare l’esperienza dell’amore di Cristo”, come ricordava Annalisa, “pronti a consegnare la bambina a chi la dovrà poi far diventare grande”. Dopo la Santa Messa e il pranzo insieme, l’incontro si è concluso nel pomeriggio con la visione del video “Tu sei speciale” tratto dal racconto di Max Lucado, un racconto in cui viene descritto quale sia il valore di una persona, a cui poter dire “Ti amo e ti guardo perché ci sei”.
M.O.