Giornata di inizio anno del Veneto, siamo tornati a Chiampo
L’anno scorso avevamo scelto questo angolo sulle colline vicentine e l’esperienza era stata molto positiva. Così anche quest’anno abbiamo voluto tornare a Chiampo (VI), nel Santuario “Grotta di Lourdes” del beato Claudio Granzotto. Qui domenica 11 ottobre 2015 si è svolta la giornata di inizio anno del Veneto.
In apertura di mattinata abbiamo affidato nelle mani della Madonna la nostra storia, le nostre famiglie, tutte le gioie e le fatiche dell’accoglienza, recitando il Rosario intercalato da canti e letture lungo il percorso della Via Crucis del Santuario. Le bellissime opere in bronzo del racconto della Passione e le meditazioni sui testi di don Giussani hanno favorito un clima di riflessione e di raccoglimento. «Tutti ci hanno ringraziato», racconta Paolo Bagli di Verona, «un momento di inizio anno sociale vissuto in questo modo era qualcosa che tutti desideravano e attendevano».
La convivenza è proseguita con il pranzo comunitario e poi con l’assemblea a cui hanno partecipato circa cinquanta soci. Il tema della giornata “Nell’accoglienza siamo testimoni della rinascita della persona”, rispecchia esattamente quello che è emerso dalle testimonianze. Sante ha raccontato il suo incontro con i detenuti della casa di reclusione di Padova (lavora con la cooperativa sociale Giotto) e del cambiamento avvenuto in lui e in loro, in una relazione basata sull’accoglienza reciproca. La testimonianza di Maria ci ha fatto invece ricordare che l’accoglienza richiede uno sguardo gratuito che non si lascia ricattare da una pretesa sull’altro, da un aspettare riconoscimenti per ciò che si fa. «Continuare a recuperare la coscienza di questo sguardo cambia la vita rendendola veramente libera», ha aggiunto Maria, «e questo può accadere anche dopo anni di accoglienza».
Alessandra e Michele poi hanno messo l’accento sulla compagnia tra famiglie, che per loro è «una modalità con la quale si possono affrontare anche i momenti più duri dell’esperienza». Questo non sempre risolve i problemi, hanno aggiunto, ma sicuramente «aiuta a ritrovare un punto di giudizio sulla propria esperienza, per cui perfino le situazioni più dolorose, «anche se pare assurdo, possono portare frutti per la persona». A loro due come coniugi è capitato di essere testimoni di un cambiamento personale, che ha permesso di “riprendere in mano” un’accoglienza che sembrava finita male.
«Questi e altri racconti, storie, testimonianze, hanno confermato quanto vera è l’affermazione di don Giussani: l’accoglienza è l’unico modo vero di relazione tra uomini», commenta Bagli. In un periodo in cui il Papa invita le famiglie a uscire dalla clandestinità per testimoniare la bellezza della loro esperienza, «emerge ancor di più la gratitudine per chi, raccontando di sé, ha descritto il cambiamento della propria persona. Le storie di Sante, di Maria, di Alessandra e Michele e di tutti gli altri hanno reso evidente, nella concretezza dell’esperienza, che l’accoglienza provoca la persona a cambiare a crescere in umanità». La giornata è terminata con la Santa Messa nel Santuario.