Angela e Roberto Zucchetti hanno incontrato alcune famiglie di Pavia: una testimonianza ricca.
Angela e Roberto Zucchetti hanno incontrato alcune famiglie di Pavia. Ne è nata una testimonianza ricca. Qui una sintesi.
“Perché continuare ad accogliere quando siamo ormai nonni? Perché farlo? Perché così si vive meglio. Se guardo i miei coetanei li vedo intristiti, ripiegati su se stessi, tristi. Per noi è il famoso ‘centuplo quaggiù’ “.
Angela: Posso parlare di un’esperienza in cui sono stata felice. Pur nella difficoltà di non avere figli propri, averne di adottivi che poi diventano adolescenti e ne combinano di tutti i colori, tutto questo ti allarga il cuore. E poi abbiamo detto di sì a tante occasioni di accoglienza ed ospitalità. Sono queste occasioni che ti rimettono di fronte alla vita.
Roberto: Ci siamo sposati e non abbiamo avuto figli; abbiamo capito che noi eravamo fatti così. Un giorno andando a Bolzano in treno per i mercatini di Natale, avendo tante ore di viaggio, abbiamo parlato di questo: abbiamo preso atto del dato di fatto.
In seguito abbiamo fatto domanda di adozione solo nazionale e ci hanno visti come razzisti perché non volevamo fare l’internazionale. Il Tribunale dei Minori ci ha convocato e abbiamo detto che se c’era bisogno noi eravamo lì… Ci hanno riso dietro dandoci dei boy scout! Dopo pochissimo, però, ci hanno telefonato per una bambina di 4 anni e mezzo con una situazione giuridica complicatissima. E’ arrivata Lucia che è stata in quella situazione per 9 anni. Dopo è arrivato Marco di 6 mesi con una grave malattia. E’ morto dopo 1 anno. Siamo stati giorno e notte per un mese in rianimazione. La settimana scorsa abbiamo ascoltato il vangelo della tempesta sedata e ho notato che i discepoli dicono a Gesù: “Non ti importa che moriamo?”. La sua risposta è: “Perché avete paura? Non avete fede?”. E’ stata una risposta importantissima alle tempeste della vita. Anche di fronte alla morte che pure è dolorosa.
Di fronte ad altre storie di accoglienza, vicine ed oltre l’età adulta, la posizione che i nostri amici hanno tenuto è stata chiara.
Roberto: Noi abbiamo sempre detto a questi figli talvolta turbolenti: “Vai – non ‘vattene’ – cerca pure la felicità. La porta è sempre aperta per uscire e per entrare. E quando hai sbattuto il naso torni”. E non serve dire loro “Te l’avevo detto!”. Lo sanno.
Arrabbiarsi è una debolezza, ci è successo molte volte. Bisogna imparare a non arrabbiarsi, aspettare. Io per sfogarmi andavo in montagna. La cura di sé comincia così: io andavo in montagna, Angela lavorava dal mattino alla sera.
Deve tornare alle 11 e arriva alle 3? “Buona notte”. Ci sarà un momento in cui il terreno sarà favorevole. Infatti così è successo. Dopo un po’ di giorni doveva avere una partita importante e io sono arrivato a prenderlo due ore dopo. Senza troppe discussioni. Non sono scemi e capiscono.
Angela: Ci sono molte storie che ci hanno provocato. I nostri figli ci hanno portato a situazioni intense perché il loro dubbio è “Se non sono come mi volevi tu, mi tieni o mi molli?”. I nostri figli ci hanno messo di fronte a delle scelte. Credo che i nostri figli siano mossi da una grande paura di non farcela, di deludere. I figli ‘ascoltano con gli occhi e non con le orecchie’, vedono per cosa tu vivi.
Andando dietro le circostanze non bisogna inventarsi le cose. Il Signore ti fa capitare le circostanze.
Noi siamo proprio contenti, è bello. Anche se le persone che arrivano si portano il loro carico di dolore, sregolatezza. I primi giorni non salutano e gli devi insegnare che ci si saluta, si mangia insieme e non quando uno ne ha voglia. Poi vedi che rinascono. Con la premessa che nessuno può risolvere i problemi di queste persone, ci si accompagna nella vita. A tutti chiariamo bene che l’unico motivo per cui sono in casa nostra è che ce l’ha chiesto Gesù. Anche nei confronti dei musulmani, cinesi, ortodossi… Perché farlo? Perché così si vive meglio. Se guardo i miei coetanei li vedo intristiti, ripiegati su se stessi, tristi. Per noi è il famoso “centuplo quaggiù”.
I nomi qui riportati sono di fantasia