Accompagnare un figlio nel suo cammino
Storia di Michele, Anna, della loro famiglia e di tanti amici
Michele, oggi 25 anni, è un ragazzo cerebroleso, epilettico e anche farmacoresistente, cioè la terapia che segue, in media ogni tre anni, smette di funzionare. “Andiamo spesso in ospedale, anche con urgenza. E ogni volta Michele perde un pezzetto di talento, per esempio qualche movimento, qualche vocalizzo. Ma il suo sguardo è maturato in modo impressionante: lui è sempre più certo e grato di tutto. Noi diciamo che ha gli occhi del Paradiso”: la mamma, Anna, presenta così Michele e inizia a ripercorrere la sua difficile storia.
“Fin da quando aveva cinque mesi ci siamo chiesti che cosa voleva il Signore da noi. E la risposta era lì: Michele e gli amici che erano con noi. Appena detto sì a quanto ci era successo, abbiamo visto e toccato i segni di una compagnia alla nostra vita”. Segni anche molto concreti e quotidiani, sperimentati ad esempio nei vari ricoveri a cui il ragazzo è stato costretto in modo ricorrente, tutti in ospedali fuori dalla città in cui vive.
“Nei momenti più critici – racconta Anna – arrivava inaspettatamente qualcuno che, oltre a sostenermi con la compagnia e l’amicizia, mi dava un aiuto anche logistico, come portarmi una pizza calda, qualche ora di cambio, la possibilità di una doccia”. Negli anni la famiglia di Anna ha visto nascere tantissimi rapporti di amicizia e ha ospitato genitori e figli con situazioni simili alla loro: “Di queste accoglienze siamo grati perché il nostro cuore è cresciuto”. Anche M. l’altro figlio, lo ha testimoniato in occasione del suo matrimonio: ha voluto, infatti, che a quel momento fossero presenti le famiglie incontrate negli anni per via di Michele.
Michele cresce e il naturale desiderio dei suoi genitori è accompagnarlo nella sua vita di adulto, riconoscendo, sottolinea Anna, “che il suo cuore come il nostro desidera la felicità”.
Nel 2003 a Carpi incontra Sergio Zini, responsabile della Cooperativa Sociale Nazareno, che dà lavoro a ragazzi e giovani adulti disabili. “Qui abbiamo toccato con mano che cosa significa accompagnare ed educare, cioè introdurre alla realtà. Camminare insieme verso un senso positivo del reale e della sua bellezza. Su indicazione di Zini abbiamo iniziato a stringere rapporti con altre famiglie e amici con le stesse nostre difficoltà. E’ nata l’idea di organizzare un convegno sul tema della disabilità ‘Handicap e Libertà’ e poi è partito il primo campo estivo. E’ nata così Arianuova – aggiunge Anna – un luogo per giovani e adulti, disabili e non, dove accettare sì il proprio limite, ma non considerarlo definitivo e, anzi, valorizzatore dei propri talenti”.
Laboratori, vacanze estive, iniziative di vari tipi. Arianuova è cresciuta, il convegno annuale è arrivato all’undicesima edizione (leggi) e le attività si sono moltiplicate. Ma non sono i numeri a descrivere in modo compiuto l’avventura, così come non è l’esito lo scopo.
“La nostra compagnia di genitori ci aiuta a guardare il nostro cuore e quello dei nostri figli – spiega Anna. I nostri laboratori sono luoghi di lavoro in cui i ragazzi sono aiutati dagli educatori, come ognuno di noi quando deve affrontare una nuova pratica chiede aiuto a chi è più esperto, cerca chi può istruirlo meglio. I ragazzi producono pezzi unici, con tutto il tempo che occorre, sono dei veri signori del tempo. Ognuno può fare se accompagnato e guidato, non importa se 1 pezzo al giorno o 100. Non è una considerazione retorica – conclude Anna – ma se Michele fosse nato ‘normodotato’ questi incontri, queste amicizie, questo stare insieme con le famiglie, la stessa Arianuova, non sarebbero esistiti”.