Inverigo, 15 giugno. La giornata di convivenza della Lombardia
Nelle periferie del mondo, sorpresi dalla gratuità.
Inverigo, 15 giugno 2014. In una domenica segnata da sole e pioggia, molte decine di famiglie di Milano e hinterland si sono ritrovate per la tradizionale giornata di convivenza e assemblea di fine anno, seguita da una Santa Messa presso il santuario della Madonna della noce di Inverigo.
L’assemblea del mattino, introdotta da Luca Sommacal, responsabile milanese di Famiglie per l’Accoglienza, ha messo in luce la ricchezza di vita e di legami di cui è capace un’associazione che ponga l’accoglienza al centro della propria vita.
Tema dell’assemblea era infatti l’accoglienza come apertura verso le periferie dell’esistenza, un motivo più volte richiamato da papa Francesco e che è stato oggetto del lavoro di riflessione dell’associazione nel corso dell’anno sociale appena concluso. Le numerose testimonianze hanno messo in luce come le periferie dell’esistenza non siano poi così lontane e difficili da incontrare: “Noi ci prendiamo in casa le periferie”, ha detto in modo suggestivo Elisa, una madre adottiva di Pavia, raccontando l’esperienza di molti suoi amici.
Erano presenti anche famiglie che si stanno avvicinando alla affascinante dimensione dell’accoglienza familiare. Ecco, tra le molte altre, la testimonianza di Mariella, che con il marito ha partecipato ad un corso di introduzione all’affido proposto dall’associazione:
“Ciò che più di tutto – ha detto Mariella – è emerso per noi durante questi incontri è che in ogni uomo è presente la domanda su quale sia il proprio compito, su come si possa essere utili a questo mondo”. Per poter trovare una risposta, ha continuato Mariella, “c’è bisogno che questa domanda sia sempre tenuta viva, sia sempre sostenuta: ci vuole un ambito che aiuti a curare questo desiderio. Infatti, per quanto si possa essere volenterosi ed armati di ottimi sentimenti, l’entusiasmo iniziale non ha la capacità di reggere nel tempo l’urto del dramma che l’affido introduce, se non trova qualcuno che si offre di farti compagnia per custodire e tenere viva la ragione iniziale. Per questo, ciò che più di tutto ci ha colpiti è stata l’offerta rivolta a tutti, a ciascuno dei partecipanti, di continuare questa verifica anche oltre il corso, dentro ad un’amicizia. Era proprio ciò che noi cercavamo”.
Dopo il pranzo conviviale, le famiglie si sono recate in visita presso la vicina Rotonda di don Gnocchi, una villa nobiliare donata dal Comune di Inverigo a don Gnocchi negli anni del dopoguerra, quando don Carlo raccoglieva i piccoli mutilatini e cercava per loro una casa abbastanza accogliente per la loro educazione e per la riabilitazione.
Un momento particolarmente toccante è stato vissuto dalle famiglie presenti quando Silvio Colagrande, che ha fatto da guida nella visita alla Casa della Fondazione don Gnocchi, ha raccontato della sua infanzia, di quando nel 1954, insieme ad un’altra bambina cieca, poté riacquistare la vista perduta, primo trapiantato in Italia per mano del chirurgo dottor Galeazzi, proprio grazie alla donazione delle cornee di don Gnocchi.
L’accoglienza vissuta quotidianamente dalle famiglie dell’associazione ha potuto così paragonarsi con la presenza viva, nella carne e nelle parole di quest’uomo, della santità di don Gnocchi, del suo modo radicale di vivere l’accoglienza e la donazione di sé, che ha generato un’opera grandiosa e tuttora presente nella società italiana.